Spesso alla letteratura "di genere"
(ma quale genere? verrebbe da dire) viene
accreditato il merito di rappresentare meglio
di altri stilemi narrativi il mondo di oggi.
Una rappresentazione "in diretta",
per certi versi, e questa sincronicit� con
la vita sembra essere anche il segreto del
suo successo. Sarebbe sciocco sostenere che
solo i racconti noir o gialli hanno la prerogativa
di essere sociali. Lo � anche la letteratura
che non usa gli schemi dell'investigazione,
ma � indubbio che il "genere" fornisce
oggi in modo pi� rapido e immediato, una
chiave di lettura del reale. Un'altra qualit�
� la coralit� di descrizioni di cui � capace
questo tipo di racconto. L'Italia delle diversit�,
l'Italia delle regioni e dei tanti campanili
emerge prepotente anche da questa antologia,
con tutte le sue peculiarit� e differenze
irredente all'omologazione televisiva e del
mondo delle merci. Leggendo i racconti di
questa raccolta possiamo mettere a fuoco
un quadro preciso degli squilibri fra il
mondo metropolitano e quello rurale, tra
la nausea da benessere della provincia pi�
appartata e la vita
agra delle citt� del sud, tra l'improvvisa
follia che deflagra in un tranquillo mondo
valligiano e la vendetta atroce contro un
padre padrone, tra le morti bianche provocate
da chi specula sull'uomo e sulla natura e
l'inquietudine mortale che prende chi smarrisce
il senso della propria vita in
un quartiere degradato, in una delle tante
banlieu. Potremmo dire che in ognuno degli
scritti di questa antologia aleggia una gravit�
verso un vuoto inquietante, verso qualcosa
che manca, dentro e fuori dei protagonisti.
E tale assenza spinge questi ultimi verso
l'azzardo di un'autoaffermazione che presuppone
l'annullamento dell'altro come ostacolo,
o verso una cupa dissolvenza di s�. In tutt'e
due i casi, emerge con prepotenza la banalit�
del male come una forza insistente che ci
accompagna e scaturisce improvvisamente alla
maniera di un'uscita di sicurezza dai garbugli
della
vita o dalle ossessioni psicotiche del vivere
odierno. Ci� che sorprende � il realismo
con cui molti degli scrittori qui presenti
rappresentano il contrasto tra l'apparente
sopore delle vite "normali" e l'improvvisa
esplosione di follia generata da questa morta
gora di irreprensibile e ripetitiva routine.
Esattamente quel che succede in molte vicende
reali in cui la violenza pi� efferata sgorga
con l'impeto di una diga squarciata che ha
a lungo trattenuto un lago d'odio accumulato
goccia a goccia, nella sequela di giornate
uguali e tranquille. "Era una persona
cos� educata, perbene" � spesso la rappresentazione
che danno i conoscenti di feroci assassini
nelle interviste giornalistiche. Non sanno
che, inconsapevolmente, costruiscono il miglior
epitaffio alle contraddizioni e alle inquietudini.
Al nostro mal di vivere.