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7 LUGLIO 2020 – INTERVISTA DI PATRIZIA DEBICKE

Due weekend all’insegna del giallo noir, con con la partecipazione degli autori crime più noti del nostro Paese e di volti noti dell tv.
A questo aggiungete una suggestiva piazzetta che domina il mare: ecco a voi Giallo di sera a Ortona, giunto alla seconda edizione, visto il grande successo dell’ anno precedente.
La manifestazione di terrà a Ortona (CH) in due weekend di luglio, 17/18/19 e 24/25/26 sempre sotto la direzione artistica di Romano De Marco.
MilanoNera vi accompagnerà con un appuntamento giornaliero a conoscere gli ospiti che interverranno.
Oggi facciamo due chiacchiere con Valerio Varesi
Valerio Varesi sarà sul palco di Giallo di Sera a Ortona domenica 19 luglio ore 22 vediamo là!

 

Ci siamo lasciati mesi fa con il tuo Gli invisibili. Quasi un tuffo nel buio per la volontà di sondare, portare alla luce e spiegare quei tanti mondi che sembrano fatti di fantasmi. Persone evanescenti, dimenticate, disperse perché troppo fragili o troppo scomode, quasi fuori dalla realtà. Non credo si possa imputare all’oggi maggiori colpe. La storia c’insegna che la maggior parte delle vittime senza nome di ogni sistema passato o presente sono sempre o i troppo deboli o gli emarginati. Tu hai preso Soneri l’hai messo al lavoro e gli hai fatto regalare un volto e un nome a un uomo ripescato tre anni prima nel Po’. Perché hai voluto farlo? 

“Perché penso che mai come oggi siamo un po’ tutti invisibili nel senso che non contiamo nulla di fronte alle grandi potenze economiche che ormai governano la nostra vita non solo riducendoci a una funzione produttiva, ma controllandoci con l’offerta della mela avvelenata di mezzi comunicazione sempre più sofisticati e insinuanti. L’immagine di ciò è la decadenza della politica ormai ridotta a puro marketing e priva di idee capaci di improntare e dare un indirizzo alla realtà. Insomma, ridotta al ruolo di ancella dell’economia”.

In Gli invisibili il Po’ si afferma contemporaneamente come insuperabile palcoscenico e coprotagonista del romanzo. Quanto ha inciso il Po’ su tutta il lungo percorso letterario di Soneri?

“Molto perché è un luogo letterario per antonomasia, ma offre anche scenari che si attagliano perfettamente alle atmosfere delle mie storie e agli stati d’animo di Soneri, uomo riflessivo a tratti malinconico e quasi sempre incazzato con un mondo che si muove al contrario di quello che lui vorrebbe. Il Po ha il ritmo lento e possente delle grandi storie, esprime un’immensa potenza, il più delle volte tranquilla, ma in qualche caso devastante. E poi c’è la nebbia che possiede un contenuto metaforico plurimo e straordinariamente rappresentativo”.

I personaggi si passano il timone e popolano come una sotterranea ma indispensabile fauna locale per tutta la storia. Sono veri, umanissimi, palpabili. Una realtà che convive con il 2020. Per quanto ancora?

“Il mondo fluviale ha conservato una propria cifra come un luogo separato dal resto del mondo. Ci sono personaggi che non si incontrano da altre parti e questa è una prerogativa dei luoghi estremi dove l’uomo incontra la natura nella sua espressione più affascinante e al tempo stesso brutale. La montagna, per esempio, è un altro di questi ambienti e non a caso è spesso protagonista ed emblema di storie letterarie. Come dimenticare quel racconto perfetto e sublime di Hemingway “Le nevi del Kilimangiaro” dove un uomo che ama la vita confronta sé stesso morente con l’eternità indifferente della montagna?”

Pare quasi che il passare degli anni abbia tirato fuori Soneri dalla sua costante ma distaccata inquietudine, costringendolo a impegnarsi di più, a mettersi in gioco direi. È cambiato lui o soprattutto sono cambiati gli eventi con i quali deve confrontarsi?

“Soneri cambia come tutti noi. E’ un personaggio vivo e in itinere. Cammina nella vita e ogni notte si addormenta svegliandosi il giorno dopo un po’ nuovo. In questo senso si muore e si rinasce sempre col passare del tempo. Siccome le storie sono anch’esse figlie del tempo c’è un confronto immanente tra lui e il reale. Una sorta di gioco di specchi in cui entrambi, commissario e realtà, si condizionano a vicenda”.

Quanto ti assomiglia Soneri nella sua pronta curiosità, la sua sete di approfondire, la sua volontà di spiegare e magari correggere?

“Tanto. Se non avessimo queste pulsioni nel cercare di capire, spiegare e provare a cambiare le cose, saremmo del tutto amorfi. Esiste questa tipologia umana, ma Soneri non le appartiene. In questo senso c’è un rapporto diretto con me. Quanto alla curiosità penso che sia la testimonianza più viva della vitalità di una persona. Persa quella è smarrito ogni senso se è vero che questa nostra permanenza sulla terra è distinguibile dall’animalità per il fatto che non siamo fatti “per viver come bruti ma per seguir vitute e canoscenza”. Dobbiamo tutti restare bambini. Quanto più saremo bambini tanto più saremo umani”.

Come ha vissuto Soneri/Varesi e questo lungo periodo di incertezza con l’inconscio che sfidava la paura, dove si è potuto assistere a grandi esempi di Coraggio con la c maiuscola e altri ohimè di vigliacca inettitudine o peggio?

Se si allude alla pandemia e all’isolamento, direi nella consapevolezza, forse un po’ cinica ma realistica, che la malattia, rendendoci fragili e impauriti, ha prodotto una momentanea solidarietà, ma finita la minaccia saremmo tutti tornati tutti quanti alle nostre consuetudini. L’umanità è un’emulsione di slanci nobili e di orribili porcate e certi momenti storici o accidenti come le pandemie fanno emergere ora l’uno ora l’altro. Certo, il nostro mondo votato solo al profitto, tira fuori il peggio dall’umano”.

Lo so è una domanda scontata, ma te lo chiedo lo stesso. Dopo questi mesi “diversi”, non ancora finiti del tutto, facciamo un esame di coscienza e proviamo a chiederci potrà servire? Potrebbe essere un occasione?

“Potrebbe servire e io, che sono diversamente pessimista, ho l’ardire di affermare che forse qualcosa resterà. Penso che questa esperienza terribile abbia ulteriormente spinto l’opinione pubblica più avveduta a svoltare verso un cambiamento nel rapporto uomo natura, meno rapinoso e più rispettoso. In fondo, la vicenda del Covid-19 si può ridurre al fatto che l’uomo distrugge continuamente ecosistemi e ciò che vive da secoli in quegli ambienti migra altrove avvicinandosi sempre più ai contesti umani. Credo che in futuro i salti di specie come quello del Covid, diventeranno sempre più numerosi e malattie finora sconosciute prenderanno piede. E’ stato così per l’Aids e per altre pandemie che finora ci avevano solo sfiorato”.

Tu sarai a Giallo di sera, una ripartenza letteraria prevista a luglio a Ortona con la direzione artistica di Romano De Marco. Un coraggioso ritorno alla normalità? Come vedi quest’anno per i libri e gli scrittori?

“Con grande sollievo e la speranza che la cultura possa insegnarci a vivere più rispettosi del mondo. Purtroppo noto che le attività produttive sono doverosamente ripartite, anche prendendosi dei rischi, ma musei, biblioteche, teatri e cinema continuano a restare chiusi. Così viviamo il paradosso che le ordinanze delle Regioni autorizzano a viaggiare sui treni con 600 persone in un ambiente chiuso strette fianco a fianco, ma una presentazione di libri deve avvenire con mille precauzioni, all’aperto e distanziati. Sull’autobus stipati, ma in una biblioteca non si entra. Sono segnali, come quelli sui regolamenti alla ripresa dell’anno scolastico, con gli studenti distanziati e forse i turni, che la cultura è l’ultimo dei pensieri di politici molto ignoranti che pensano solo a far funzionare i meccanismi produttivi”.

Durante il Festival Trebbo sui Generis, del 6/7 giugno via web, hai parlato brevemente del tuo prossimo libro, non un Soneri stavolta ma più vicino alla tua splendida Trilogia della Repubblica. Vuoi anticiparci qualcosa?

“Sarà un libro sul predominio dell’immagine, dell’ambizione e dell’auto-affermazione del sé. L’apoteosi dell’ambizione individuale che è la fase culmine del mondo liberista. E oggi, la scorciatoia più facile e agibile per il palcoscenico è la politica. Mai come oggi vediamo oscuri personaggi senza né arte né parte diventare ministri o ricoprire cariche di grande rilevanza privi di preparazione. La conseguenza è il progressivo declino del Paese e la sua marginalità”.

E quanto dobbiamo aspettarlo?
“Uscirà in ottobre”.

MilanoNera  ringrazia Valerio Varesi  e, nell’attesa dell’inizio di Giallo di Sera a Ortona, vi ricorda che ogni giorno alle 16.00 uscirà un articolo riguardante gli ospiti del festival. A domani con…
Per saperlo ci vediamo domani alle 16.00